In 1948 a young priest was assigned to the Barbaresco parish, Don Fiorino Marengo. He found himself in a small village of poor farmers, most of the families struggling to make a living. He first focused on the church itself that was in quite a poor state. Thanks to his contagious enthusiasm and voluntary work from the fellow villagers the floor was fixed, the pipe organ was repaired, a chorus was created. Sunday mass become a happier, lively event in the village weekly life. Next was the social life of the community. In an abandoned house next to the church he started repair work with the help of the young villagers coordinated by a couple of local carpenters and in just a few months a kinder garden became available for the small kids of Barbaresco. Working with the teenagers of the town he started a small marching band, like most priests in those days he knew the basic of music and of teaching it, as well as an amateur dramatic company which became “kind of famous” in the neighboring villages. Finally, he fixed another empty house in town that become a meeting point for the young people; in the evening after those long days of work in the fields they were able to meet, chat, play games and create a stronger community feeling. During all these years he could see how life was hard in Barbaresco. Most of the villagers were farmers growing a variety of different crops, grapes were the most important, but certainly not the only one and often not the most remunerative. Grapes were grown and sold to large wineries through middle men (négociants), the price was decided by the buyer and it was usually very low. The young people of the village were actually looking for jobs out of town, in the booming industries of Alba, Torino, Milano while the older generation were left to manage the fields at least as long as they could stand the hard work. epopulation was an actual treat for Barbaresco as well as many other villages of the region. In Barbaresco however there was “fire under the ashes”. The memory of the first Cantina Sociale in town, founded in the local castle by Domizio Cavazza in 1894, was still quite vivid. That experience, 1894 to 1913 (when Cavazza died and the small cooperative he founded ceased to exist) was perceived in town like a golden age when the local wine was rivalling with the more famous Barolo in terms of quality and reputation. Don Fiorino saw a unique opportunity to do something really important for his village. He knew that government funds were available for small farmers willing to work together and share the profit of their work. He started to push the community to start again a cooperative sort of like Cavazza did in 1894. It was an almost impossible task to simple farmers living in extreme poverty: nobody had money to invest and most people did not quite trust each other especially when it came to share work and income. Don Fiorino put all his charisma in the task and after few years, a lot of talking and meetings, he was able to convince 19 families to follow his dream. They fixed the barnyard attached to the priest house, bought some second - hand equipment and in 1958 were able to crush and vinify the first vintage under the name of Produttori del Barbaresco. They bottled just a handful of wine (1000 bottles roughly) and sold most of the production in bulk the spring after the harvest in order to pay for the construction of the new winery. 1960 was the first vintage they were able to vinify in the new facility and the rest is history. What made this cooperative unique, among the hundreds that were founded all over Europe in those years, was Don fiorino vision. He was able to convince the farmers to focus on one wine grape only, Nebbiolo, and one wine only, Barbaresco. A rather unique choice nowadays, we are still the only monovarietal winery in the Langhe, a sort of commercial suicide in the ‘50s when Barbaresco was very difficult to sell being a wine for special occasion only and a second choice to Barolo usually. Nevertheless, they stuck with Don Fiorino idea to “bring Barbaresco back were it belonged” and their focus remained exclusive. This decision was to be proven quintessential in building a quality mind set among the farmers and in establishing the reputation of “Produttori” around the world. Don Fiorino was not really able to fully enjoy the success of his vision. In 1962 the bishop moved him to another village and although he remained in touch, he never came back to Barbaresco. His legacy is however still very strong and it is passed generation after generation among the Produttori del Barbaresco growers. Now it is also alive in the special wine we are producing and releasing only in perfect vintages and that carries his name. |
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